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Siamo noi l'Italia

Aggiornamento: 7 giorni fa

Giorgia Verzeni - La Redazione


“Libertà è partecipazione!” questo è il nome del progetto che ha portato la classe 3All del liceo linguistico in viaggio a Roma dal 10 al 12 marzo con l’obbiettivo formativo di sensibilizzare i giovani alla corresponsabilità dei beni comuni e partecipazione democratica. Si è trattato di un progetto educativo che ci ha coinvolto lungo l'intero anno scolastico con riflessioni sul governo e comunità in cui muoviamo i nostri passi quotidianamente.  

Ecco alcuni miei pensieri scaturiti dopo la mia esperienza. 

 

La comunità 

Secondo il mio parere personale, l'Italia è divisa in fazioni, sia a livello politico che sociale. Nella quotidianità ho notato numerosi miei coetanei sono disgustati dall’Italia di oggi. Molti giovani provano un grande sdegno verso il governo e la sua continua demonizzazione. La politica ci appare come un organo che sbraita e discute di temi che ci riguardano come il femminicidio, l’educazione sessuale e la salute mentale senza una vera e propria preparazione, dando spesso aria alla bocca senza reali approfondimenti e ricerche adeguate. Poi osserviamo invece quelle persone che pretendono un cambiamento, ma nel momento in cui vengono dati a loro strumenti ed opportunità, non li utilizzano o si disinteressano. Per esempio, l’educazione sessuale nelle scuole, richiesta da anni, dopo gli esiti delle proposte dell’introduzione dell’argomento trattato, il ministro dell’istruzione Valditara ha affermato che, richiamando l’articolo 30 della Costituzione, “spetti ai genitori il diritto e dovere di educare i figli”. In molti paesi dell’Unione Europea come per esempio la Svezia, Francia, Austria e Germania,  l’educazione sessuale nelle scuole è in continuo sviluppo ed è stata introdotta come materia scolastica vera e propria. 

Finalmente, dopo tanti sacrifici, è arrivata anche all’interno delle sedi scolastiche italiane. Non è secondo me stata accolta con il giusto spirito: ho notato le numerose risate di scherno da parte di molti miei coetanei e quella profonda indifferenza dei temi trattati che crea frustrazione negli alunni maggiormente coinvolti. Inoltre, gli inappropriati mezzi uso unito al profondo avvilimento dei professori che hanno dovuto sacrificare le proprie ore di didattica per favorire l'educazione sessuale, non ha portato ai risultati che speravo. 

E amareggiante per me vedere il disinteresse un contesto scolastico dove in qualità di futuri, eccetto per alcuni studenti. Sono possibilità e temi che potrebbero davvero cambiarci in una prospettiva futura.

Dunque ritengo che studenti e cittadini di questo tipo sono colmi di un grande paradosso: pretendono una modifica nella vita di tutti giorni quando anche loro fanno parte del problema. 

Invece una piccola parte della nostra società lotta davvero, con i propri mezzi, seppur minimi o considerati da molti di poco conto, cercando di cambiare davvero qualcosa. Sono una minoranza, lottano passivamente o attivamente al cambiamento. Ci sono persone che manifestano assiduamente per cause più preoccupanti, sperando che il governo, dall’alto dei propri poteri, possa riflettere sugli argomenti che ci riguardano. C'è chi cerca di essere sensibile nei confronti dell'ambiente, dell' ecosostenibilità o che riprende il proprio compagno quando si fanno le classiche “conversazioni da spogliatoio” parlando di equità tra donne e uomini e parità di genere. Alcuni pretendono il cambiamento perché usciti dal torpore di quel sonno chiamato “noncuranza” e “indifferenza”.

Credono nella metamorfosi di un mondo migliore e sperano che educando più persone a certe azioni, si possa davvero cambiare il corso delle cose, perchè l’unione fà la forza.

Le fazioni possono convivere tra loro, forse lo stanno facendo anche in questo momento. In conclusione, per quanto anche io mi senta parte del problema, dovremmo sforzarci di non dire la frase Non mi riguarda” o “Non è che se lo faccio io e basta posso cambiare qualcosa”.  

 

La politica .  

Credo che i partiti, la destra e la sinistra non lottino più per il bene dei propri cittadini, ma per i propri tornaconti personali e i favoritismi di certe categorie o persone. Ne i loro programmi e propagande, non si discute più cosa sia davvero giusto o sbagliato per il Paese, si limitano semplicemente ad affermare che “noi abbiamo fatto questo a differenza di loro”. Questa crea il danno di una visione della politica molto infantile e confusa per i cittadini che si ritroveranno alle elezioni con la voglia di rifiutarsi di votare portati a pensare "questo non mi rappresenta" e per un certo disorientamento alle urne.

Nelle ultime elezioni europee, l’astensionismo è quasi maggiore al 50%, per l’esattezza, i cittadini italiani che si sono recati alle urne per la propria votazione è stata del 49,69%, quasi un italiano su due. E' un dato preoccupante perché la maggior parte delle persone che vota non sono studenti, ma adulti.

Dal mio punto di vista questo è il risultato anche di una cattiva informazione.

Per quanto riguarda l’astensionismo, Giorgia Meloni ha affermato che si recherà ai seggi per il referendum, ma non ritirerà le schede, di conseguenza il voto sarà nullo. Questo non è solo una grande caduta di stile, ma una grande presa in giro dei cittadini che, magari, con quel voto mancato potrebbero vedere cambiare effettivamente, in negativo o positivo, per il NOSTRO futuro. 

Le elezioni ormai sono lotte per il potere, come una grande gara di ruba bandiera. Giocano con le vite, stipendi e lavori dei cittadini gli stessi che si recano a votare. A loro va bene così, perché, purtroppo, anche a noi va bene così, siamo diventati passivi a tutto. 

Sono stanca di vedere uomini e donne sperare in cambiamenti che non ci saranno, sono stanca di sentire le frasi che ormai non esiste più la vera politica. 

Non voglio sperare in un futuro migliore quando probabilmente sarà influenzato da soggetti che in futuro saranno già passati a miglior vita. Non so manco se avrò la pensione, per esempio.  

La politica in Italia è fatta di favoritismi, non più di meritocrazia, è teatro dove i cittadini sono oggetti di scena, utilizzati per le proprie propagande e rimessi a loro posto nel momento in cui non servono più. 

Spero solo che al referendum del 7 e 8 giugno tutti possano andare a votare, perché non è sempre stato scontato dare voce alle nostre idee. Tu lo farai? 

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