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Viaggio della Memoria in Austria 24-27 Marzo 2023

Aggiornamento: 5 dic 2023

Visita al campo di concentramento di Mauthausen, a Gusen, al museo del lavoro coatto e al castello di Hartheim.


Thomas Petrillo, 5BOD

Il giorno 24 marzo 2023 io, un mio compagno di classe e altri studenti dell’Istituto Severi-Correnti ci siamo recati nelle vicinanze della Stazione Centrale di Milano, per salire tutti insieme sugli autobus che, come previsto, ci dovevano portare alla città di Linz, in Austria, dove era previsto il nostro alloggio in hotel. Si è trattato di un viaggio lungo ben 12 ore. Inizialmente queste sembravano eterne, ma dopo poco, grazie anche al fatto che ho iniziato a fare conoscenza con alunni di altre classi dell’Istituto, il tempo è iniziato a scorrere molto più velocemente.

Il numero massimo di alunni per classe che potevano partecipare a questo viaggio poteva essere 2 o 3 circa. Questo aspetto, a mio avviso, è stato sicuramente un punto a favore, in quanto, sin dall’inizio, quest’esperienza non ha solo contribuito ad arricchire il mio personale bagaglio culturale, ma ha anche rappresentato un'occasione per conoscere nuove persone dello stesso Istituto e condividere con loro le mie idee rispetto a quanto osservato, ascoltato e compreso di volta in volta.

Siamo partiti alle 6:30 del mattino circa e siamo arrivati a Linz alle 17:30. Dopo essere stati smistati nelle varie camere dell'hotel, siamo andati a cenare verso le 20:00 con la certezza di avere la serata completamente libera e non solo quel giorno, ma anche i giorni successivi.


Il giorno dopo, ovvero sabato 25 marzo, ci siamo svegliati molto presto, alle 6.00 del mattino circa, e, una volta fatta colazione, siamo saliti sull'autobus per recarci presso il campo di concentramento di Mauthausen. È stata una giornata particolarmente ventosa e noi abbiamo percepito un po’ di disagio. Poiché il campo si trovava tra le colline austriache, tutto ha contribuito a restituire una sensazione di freddo. So che può sembrare stupido, tuttavia, la sensazione fisica ed emotiva che abbiamo provato ci ha aiutato moltissimo a intuire ciò che effettivamente i prigionieri del campo dovevano provare durante le dure ore di lavoro, specialmente nei periodi invernali.



Una volta giunti a Mauthausen, siamo stati accolti da una guida che parlava italiano la quale ci ha inizialmente spiegato che cosa potevamo vedere all'esterno del campo. In particolare, ci ha colpito la presenza di una piscina utilizzata dagli ufficiali delle S.S. durante le estati più calde. Questo particolare ci ha fatto riflettere; ci ha fatto davvero impressione pensare che delle persone potessero riuscire a divertirsi e nuotare spensierate mentre altre soffrivano e morivano all'interno di un campo di concentramento.

Sempre all'esterno delle mura del campo, abbiamo notato dei massi provenienti dalla cava situata più in basso. Qui appunto i prigionieri lavoravano in condizioni disumane e talvolta venivano anche giustiziati (fucilati).


I massi che abbiamo avuto modo di osservare sono stati lasciati lì volontariamente per dare la possibilità ai diversi visitatori di maneggiarli. Alcuni di noi hanno cercato di sollevarli. Ci siamo subito resi conto del fatto che erano davvero molto pesanti. Ancora una volta, questa sensazione fisica ci ha aiutato moltissimo a comprendere “dall’interno” le condizioni di lavoro nel campo. Nel riconoscere ciò, eravamo inoltre consapevoli del fatto che, diversamente da noi, ovviamente, i prigionieri non erano neppure vestiti con abiti adatti. Portavano abiti leggeri anche durante le stagioni invernali e i pasti dati non erano certamente in grado di rispondere al fabbisogno energetico quotidiano, tenendo conto dei lavori pesanti che venivano richiesti e svolti.


Dopo avere esplorato l’area esterna al campo, siamo stati condotti all'interno di una sede costruita in tempi abbastanza recenti dove abbiamo potuto prendere visione di alcuni plastici in grado di rappresentare alla perfezione il campo e le sue strutture, così come realizzate negli anni ’30-‘40. Qui, la guida ci ha illustrato la planimetria di Mauthausen e ciò che si faceva nelle varie strutture. Terminata la spiegazione, siamo usciti fuori e ci siamo nuovamente fermati a ridosso della cava. Da questa posizione, abbiamo potuto osservare i vari monumenti dedicati ai prigionieri morti nel campo. Sono stati creati monumenti commemorativi per i prigionieri di molti paesi (Italia, Jugoslavia, Russia, Albania, Germania, USA), in quanto, appunto, a Mauthausen, sono morte persone di molte nazionalità.









Mentre la guida ci spiegava quello che una volta accadeva nella cava, sono stato colpito da una sua analogia. Per illustrare le condizioni disumane in cui lavoravano i prigionieri del campo, ha infatti menzionato le condizioni in cui, al giorno d’oggi, versano gli operai costretti a lavorare nelle cave del terzo mondo, specialmente quelle dove si ricercano le terre rare necessarie alla fabbricazione dei dispositivi elettronici, ad esempio tablet e telefonini, che tutti noi utilizziamo quotidianamente. L'obiettivo, a mio avviso, è stato quello di sottolineare il fatto che lo sfruttamento nelle cave è un fenomeno tuttora presente, e, al contempo, farci riflettere sul concetto di responsabilità.


Una volta entrati dentro il campo di Mauthausen, i primi locali che abbiamo visitato sono stati le docce, utilizzate per lavare effettivamente i prigionieri. Non erano camere a gas come alcuni di noi pensavano. A Mauthausen, infatti, vi era solo una camera a gas e, per di più, di piccole dimensioni. Questo perché, tengo a ricordarlo, Mauthausen non era un campo di sterminio come quello di Auschwitz. Il trovarci insieme nella sala delle docce ha suscitato uno strano effetto, almeno io personalmente ho provato una strana sensazione di freddo che non so spiegare con esattezza.

Una volta ascoltata la spiegazione della guida, ci siamo di nuovo diretti fuori per andare a visitare le baracche ricostruite dei prigionieri, quelle originali sono state infatti incendiate dagli americani per motivi igienici. Anche questi luoghi sono stati in grado di suscitare emozioni particolari in tutti noi, amplificate da alcuni racconti e considerazioni della nostra guida. Qui si è infatti soffermata nel presentarci particolari situazioni di abuso ad opera dei Kapo che frequentemente si verificavano nel campo ed, ovviamente, anche nelle baracche. I Kapo erano prigionieri, solitamente di nazionalità tedesca, che avevano dei vantaggi in più rispetto agli altri e il loro compito principale era quello di sorvegliare e, nel caso, punire i prigionieri comuni.


Terminata la visita alle baracche, abbiamo avuto la possibilità di vedere sia i forni crematori sia le molte targhe commemorative di varie città e nazioni poste proprio in questo luogo.

Poco distante dai forni abbiamo scoperto esserci una delle stanze più terrificanti di Mauthausen, la camera gas, dove non era possibile entrare.

Nonostante questo, credo che la sola consapevolezza della sua vicinanza abbia fatto congelare il sangue a tutti i presenti.




Terminata la visita alle ore 12:15, siamo di nuovo saliti sull'autobus per dirigerci di nuovo verso Linz, nella zona industriale. Qui abbiamo visitato il museo del lavoro coatto. È situato in un edificio piuttosto moderno, dove sono inoltre conservati i reperti di alcuni lager. Anche durante quest’occasione, abbiamo avuto l'opportunità di conoscere una guida che parlava in lingua italiana e che ci ha spiegato molto bene le condizioni disumane di lavoro che caratterizzavano questi campi. Al termine del nostro incontro, durato circa un'ora, siamo di nuovo tornati a Mauthausen. Abbiamo pranzato in una mensa collocata nella medesima area dove, durante la mattinata, avevamo preso visione dei plastici raffiguranti la planimetria del campo.

Nel pomeriggio ci siamo recati presso il campo di concentramento di Gusen. Anche se al giorno d'oggi non esiste più, qui sono stati conservati perfettamente i forni crematori del campo. Si tratta di forni crematori molto simili a quelli di Mauthausen e, anche in questo caso, sono state aggiunte alcune targhe commemorative.

A fine giornata, abbiamo potuto assistere ad una commemorazione presso il monumento dedicato ai caduti italiani a Mauthausen. Purtroppo tale evento si è concluso molto frettolosamente a causa di un forte temporale che ha costretto tutti noi ad andare via. Consapevoli della serata libera, dopo cena, siamo di nuovo usciti a fare un giro nel centro di Linz.


Il giorno seguente abbiamo avuto la possibilità di visitare il castello di Hartheim. Come il giorno prima, la sveglia ha suonato molto presto, alle 6.00 del mattino. Il nostro risveglio, però, si è rivelato per tutti ben più difficoltoso a causa del cambio d’ora.

Verso le 9.00 siamo arrivati al castello. Visto dall'esterno era davvero molto bello, praticamente il classico castello in stile austro-ungarico. Nel considerare la storia di questo luogo, abbiamo tutti riscontrato un grande paradosso. Il castello, fatto costruire nel 1500, apparteneva ad una ricca famiglia austriaca che, verso la fine del 1800, lo donò ad una sorta di fondazione dedita alla cura delle persone con disabilità.



Durante il Nazismo è stato utilizzato per internare, sottoporre ad esperimenti e uccidere le persone con disabilità.

Il castello, all’interno, presenta ormai ben poco di quello che aveva un tempo. La nostra guida, la stessa guida che ci aveva accompagnati a Mauthausen, ci ha raccontato alcune delle brutali vicende consumate in questo luogo. Penso sia davvero incredibile che un castello così bello e ricco di storia abbia svolto una funzione così oscura in epoche molto recenti.







Terminata la visita guidata, ci siamo diretti fuori città per andare a mangiare in una tipica trattoria austriaca situata in collina.

Qui abbiamo mangiato molto bene. Tornati di nuovo a Linz, più precisamente nella bellissima zona del centro storico, abbiamo partecipato, anche se non interamente, ad una conferenza tenuta da alcuni storici esperti dei luoghi da noi visitati nelle ore precedenti e dei fatti accaduti in essi. Prima di tornare all’hotel, alcuni di noi hanno colto l’occasione per visitare ancora un poco la città. Dopo cena, abbiamo deciso di non uscire di nuovo e di fermaci a bere qualcosa con i nostri professori.



La mattina seguente, una mattina particolarmente piovosa, dopo esserci svegliati sempre alle 6.00, siamo tornati a Milano. Il viaggio di ritorno, in questo caso, è stato molto suggestivo in quanto abbiamo incontrato tanta neve nella zona del Nord Tirolo in Austria.

Penso sia stato un bel modo di concludere questa significativa esperienza.


Abbiamo davvero avuto l’opportunità di visitare ed esplorare luoghi storici importanti, dove si è consumata una delle più grandi tragedie della prima metà del XX secolo. Si tratta di luoghi spesso citati negli ambienti scolastici, ma, se visitati dal vivo, fisicamente, permettono a noi studenti di raggiungere una consapevolezza ben più profonda di quanto è accaduto durante il Nazismo.



IL VIAGGIO DELLA MEMORIA – MAUTHAUSEN 2023


Carlotta Fontana, 5F LS

Un’esperienza che rimarrà ben impressa nel nostro cuore, anima e coscienza; un viaggio che non solo ci ha dato la possibilità di essere più consapevoli, ma soprattutto di crescere a livello umano.

Tutto questo è stato reso possibile grazie ad un progetto promosso dalla nostra scuola, Severi – Correnti Milano in cui dirigente, professori, storici e studenti hanno avuto l’occasione e il coraggio di intraprendere il viaggio alla scoperta dei campi di concentramento di Mauthausen e al memoriale di Gusen, al Museo del Lavoro Coatto e al Castello di Harteim, situati a pochi chilometri dalla città di Linz. Questo itinerario della memoria ci ha fatto comprendere ciò che ha davvero caratterizzato il periodo nazi – fascista in Europa, in maniera completamente diversa dal modo in cui tutto questo viene spiegato sui banchi di scuola.


Abbiamo visto camere a gas, forni crematori e alcune anguste sale destinate a esperimenti e trapianti su uomini, donne e bambini, piccole baracche in cui migliaia di persone erano costrette a vivere… immagini che non lasciano niente all’immaginazione.

Insieme abbiamo condiviso lacrime, pensieri, punti di vista differenti, ma anche sorrisi e sostegno l’un l’altro.


Una volta tornati in Italia abbiamo iniziato e vedere il mondo con occhi diversi, con una luce diversa, insomma con più consapevolezza e ci auguriamo che sempre più persone possano avere la possibilità, la voglia ma soprattutto l’audacia per intraprendere questa esperienza, per diventare, così come lo siamo stati noi, nuovi testimoni.

Ci auguriamo di trovarvi in molti all’incontro che si svolgerà a fine anno scolastico presso la nostra scuola, per parlare più in dettaglio di ciò che abbiamo vissuto durante quei giorni di fine Marzo, così da mantenere sempre accesa quella luce che non deve mai spegnersi: la memoria.




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