di Daniele Andreolli
In seguito alla chiamata della preside che avrebbe confermato la nostra partecipazione ad un progetto Erasmus+ Stem a Tahiti, non ci rendevamo ancora conto di quanto questa esperienza fosse unica ed incredibile.
Il progetto ci ha permesso di studiare gli effetti dell'innalzamento del livello del mare e di trovare soluzioni ospiti del Liceo Samuel Raapoto di Arue, nella Polinesia francese dal 10 al 21 ottobre 2024.
In soli dieci giorni, siamo passati dal solito clima autunnale di Milano ad un ambiente completamente diverso, che molti di noi non avevano mai sperimentato: se alcuni di noi hanno raccolto le banane e gli ananas davanti alla casa del loro ospitante, altri hanno bevuto il succo di cocco direttamente cogliendo il frutto.
Alcune volte sembrava di essersi ritrovati in un altro mondo! Per non parlare della bellezza paradisiaca dell’isola, con le sorprendenti cascate a strapiombo sulle montagne ricoperte di vegetazione da “serra”. O dell’immersione per osservare i coralli, o della fantastica atmosfera del mercato di Papeete, dove molti di noi hanno riempito le tasche di regali.
Oltre ad aver osservato tutte queste meraviglie, il progetto Erasmus+ ci ha permesso di approfondire la causa dell’innalzamento dei mari. Su questo focus, abbiamo lavorato in gruppi, cercando soluzioni innovative al problema in modo interessante, istruttivo e divertente, entrando in contatto con una cultura e abitudini molto differenti da quelle che conosciamo.
Non credo che molti di voi lettori abbiano già assistito a vere danze polinesiane o nuotato insieme alle anguille dopo scuola. Quando penso che abbiamo avuto l’opportunità di incontrare e stringere amicizie con persone che vivono quasi dall’altra parte del mondo, e non solo: ci sentivamo tutti parte di un grande gruppo quando si sono uniti a noi anche gli studenti delle altre federazioni. Abbiamo vissuto con loro tantissimi bei momenti, dagli scambi di pallavolo sulle spiagge di sabbia nera ai tuffi a freddo nelle sorgenti gelide. Ancora più conviviale è stato il rapporto con i nostri ospitanti, che si sono rivelati estremamente cortesi ed interessati a noi.
Vivere per dieci giorni con una famiglia di polinesiani si è rivelato sicuramente molto coinvolgente. Tutto questo ci ha permesso di comprendere come, dopotutto, pur vivendo in un altro emisfero a 16.000 km da noi, i polinesiani non siano poi così diversi dalle nostre abitudini: praticano i nostri stessi sport, studiano le nostre stesse materie. Forse, messe da parte le piccole discrepanze culinarie, a cui noi italiani siamo meticolosamente rigidi, alla fine ci siamo sentiti tutti parte della loro comunità.
Probabilmente, l’unico momento triste del viaggio è stato il viaggio di ritorno, quando, dopo aver salutato i nostri nuovi compagni con un semplice "ia ora na", abbiamo trascorso trenta ore di viaggio a rievocare le magnifiche esperienze vissute. Infine, un senso di felicità e gratitudine, per l'opportunità che abbiamo potuto cogliere.