Sofia Bello - La Redazione
Fin dall’antichità l’uomo ha avuto il bisogno di esprimere le proprie emozioni, di avvicinarsi al lato più umano della propria anima. A questo proposito, gli antichi ci hanno lasciato un’immensa varietà di scritti e documenti, che ancora oggi vengono letti e che costituiscono le basi essenziali della mentalità e del pensiero di ogni individuo moderno.
Uno di loro è Macchiavelli, che in una delle sue epistole scrive: “entro nelle corti degli antiqui uomini… mi pasco di quel cibo che solum è mio”. L’autore racconta di come la sera, dopo una giornata passata nel vaneggiare, (caccia gli uccelli, parla di vicende futili con i popolani, gioca a carte nella taverna) ritrovi se stesso nei testi degli antichi scrittori, che lo accolgono tra le braccia della propria erudizione, grazie alla quale riesce a riempire il vuoto e l’amarezza che il suo esilio da Firenze gli ha provocato. Come possiamo dedurre dalla frase:
“ tutto mi trasferisco in loro”, egli ripone tutta la sua attenzione nei loro scritti, alleggerendo la propria anima, e finalmente si dedica a ciò a cui sente di appartenere.
Nella Seconda Deca di Tito Livio invece Macchiavelli vede la società del suo tempo con pessimismo: pensa che gli interessi materiali ed egoistici abbiano portato le persone ad essere malvagie, “non buone”, come dice lui. Inoltre accusa la società di leggere e conoscere la storia, ma senza trarne alcun insegnamento, alcun riscontro nel presente. Pertanto vuole “trarre gli uomini da questo errore”, riportando tutti quei valori che vigevano durante il periodo della Repubblica Romana.
Uno dei temi più cari a Macchiavelli erano infatti le “esperienze delle cose antique” e le “esperienze delle cose moderne”; cioè l’insieme di tutte le esperienze ricavate dall’osservazione effettuale delle cose, sia legate al presente che al passato.
Tuttavia sorge una domanda, cioè come le esperienze della storia possano avere un riscontro in un tempo molto lontano come può essere il presente. A questo proposito Macchiavelli elabora un concetto che soddisfa a pieno questo quesito universale: l’indole dell’essere umano, la natura umana, è immutabile, poiché l’uomo è come le stelle, il sole e la terra, cioè parte intrinseca della natura.
Tutte le idee e le tesi elaborate da Macchiavelli sono alcuni dei più grandi insegnamenti che un uomo antico ci abbia lasciato. Non per altro a scuola si insegnano storia, filosofia, letteratura… e si analizzano le vite, le idee degli uomini che hanno vissuto prima di noi. Con il fine di elaborare un nostro giudizio, dei concetti nuovi, che hanno lo scopo di liberaci dall’ignoranza.
Guardando alla società di oggi provo un certo rammarico, pessimismo; perché vedo molte analogie tra la nostra società e quella descritta da Macchiavelli. Dai fatti di cronaca moderna, sembra che la storia si ripeta imperterrita, come se dal passato non avessimo imparato niente. Per esempio le atrocità inumane commesse in guerra e con queste i campi di detenzione che, come furono usati durante la Seconda Guerra Mondiale, così esistono ancora oggi, in Cina, in Russia, in Africa e persino in Europa.
Sembra quasi che ignoriamo gli insegnamenti del passato, con lo scopo di rincorrere i nostri interessi materiali ed egoistici. Per questo motivo dovremmo concentraci sullo studio dei documenti e degli scritti lasciati dai nostri predecessori, e cercare di ricavarne qualcosa di utile, sia per noi che per gli altri.