Prof.sa Cecilia Di Bona
Nella “Critica della Ragion Pratica”, Kant, del quale si celebrano i trecento anni dalla nascita, raccoglie alcuni spunti del pensiero illuminista per ancorarli ad una visione profonda dell’etica che concepisce la libertà come conditio sine qua non dell’azione morale che deve ispirarsi/sottomettersi al riconoscimento di alcuni valori e leggi morali. Secondo Kant, occorre agire secondo massime universali (che la ragione indica come tali), obbedendo ad un imperativo categorico, che altro non è che quell’ingiunzione che la coscienza impone a se stessa di agire in modo morale. La libertà è un postulato della ragion pratica poiché occorre che la nostra volontà sia riconosciuta come intimamente libera affinché si dia un’azione cosciente e volontaria. Kant diceva che non vi sia nulla di più buono sulla terra di una volontà buona, appunto poiché per agire in modo morale bisogna volerlo. La presenza del male morale si rivela essere una tragica conferma dell’esistenza della libertà umana. E tuttavia, in una riflessione profonda che si apre alla speranza, egli sottolinea che per quanto radicale sia l’esposizione della natura umana a fare il male, essa non sarà mai così originaria come l’orientamento a fare il bene.
Come avrete compreso, ragazzi, agire con libertà di coscienza non può ridursi a fare ciò che si vuole, ma si incarna nell’onorare quelle massime morali che la coscienza stessa, attraverso la ragione che le individua come universali, impone a se stessa di rispettare. Una delle più significative e commuoventi è "Agisci in modo da trattare l’umanità, sia nella tua persona sia in quella di ogni altro, sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo”. 1
Siamo intimamente liberi solo quando agiamo responsabilmente secondo un imperativo morale. Solo così edifichiamo in noi stessi quell’elevazione e profondità interiore della coscienza umana che ardisce porsi di fronte e aprirsi all’infinità dell’universo: «Due cose riempiono l'animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale dentro di me». 2
I vostri professori vi trasmetteranno molto di più, nel corso delle loro lezioni, del pensiero di Kant.
1 I. Kant, Fondazione della metafisica dei costumi, in Scritti morali, traduzione di Pietro Chiodi, UTET, 1995, pp. 88
2 I. Kant, Critica della ragion pratica, Conclusione (Akademie Ausgabe V, 161.)