Prof.sa E. Amatulli - La Redazione
Leggere leggeri è un’attitudine innaturale, una pratica da costruire e condividere insieme
Il momento dialogico riportato nell’articolo precedente “Questioni di metodo: la vita è un gioco, ma bisogna rispettarne le regole”, il quale ci ha consentito di presentarvi il libro “Un Ragazzo è quasi niente” (Lisa Balavoine), rappresenta il cuore di una metodologia denominata Tell me, messa a punto dall’autore e saggista anglosassone, Aidan Chambers, nel saggio “Il lettore Infinito” (2011). Tale metodologia risulta finalizzata a promuovere la pratica della Lettura, oggi particolarmente esplorata anche nell’ambito delle Neuroscienze Educative, sia fra i bambini (Scuola Primaria) sia fra gli adolescenti (Scuola Secondaria di Primo e Secondo Grado).
L’attitudine alla Lettura, ci dice Maryanne Wolf in “Proust e il calamaro: Storia e scienza del cervello che legge” (2012), non è un’attitudine naturale. Non siamo nati per leggere, ma il nostro cervello, estremamente plastico, ce lo ha consentito e va supportato con metodologie che, negli anni, hanno dimostrato empiricamente le loro efficacia. Come dichiarato dallo stesso Chambers nel suo saggio, tale consapevolezza ha guidato anche la definizione teorica ed il successivo affinamento della propria proposta pratica.
Questa si snoda in un circolo virtuoso (Reading Circle) caratterizzato da tre macro-fasi denominate rispettivamente Selezione, Lettura e Risposta del lettore. Nella prima fase, si tratta di escogitare diverse strategie per selezionare o far selezionare direttamente ai ragazzi i testi che si intende leggere e discutere in classe, curandone, al contempo, la disponibilità, l’accessibilità (in termini di leggibilità) e la presentazione al pubblico. Nella seconda fase, accompagnata dalla redazione di un Diario di Lettura e possibili incontri con l’Autore, si tratta di definire vere e proprie sessioni di lettura condivisa ininterrotta, prolungata, sia ad alta voce sia autonoma, promuovendo atteggiamenti positivi e propositivi verso la pratica (right set), nonché garantendo le condizioni necessarie alla creazione di un ambiente fisico accogliente e adatto (right setting). Nella terza fase, si tratta di raccogliere il feedback dei ragazzi e delle ragazze, attraverso una sequenza predeterminata di domande (di base, generali e specifiche). Tale sequenza appare modificabile e sempre integrabile. Essa consente di utilizzare il libro come mediatore semiotico, come strumento che prepara il terreno per un incontro fra lettori, colti nella propria unicità, instaurando un clima relazionale disteso e autentico. L’esplicitazione, l’analisi, l’accoglimento e il riconoscimento, nel valore, dei diversi punti di vista (Multiperspectivity), a volte convergenti, a volte divergenti, consentono di generare un nuovo livello di significazione, arricchendo così tutti i partecipanti. Fondamentale, come sempre, risulta la funzione mediatrice e facilitatrice del docente, considerato qui nel ruolo di Educatore alla Lettura.