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La via del Teatro

Aggiornamento: 5 dic 2023

Adriano Pozzi, attore e formatore teatrale, ex alunno Liceo Scientifico.


Quel venerdì quando ci fu il primo incontro del laboratorio teatrale della scuola, a ottobre 2009 nella vecchia aula magna al piano terra dell’Istituto, avevo 15 anni. Avevo perso un anno ed ero in prima Liceo Scientifico. Ero lì essenzialmente per due motivi: una fortunosa esperienza di teatro alle medie (forse l’unico ricordo positivo di quegli anni) e un mio amico d’infanzia, Simone, che frequentava già il laboratorio dall’anno precedente.

Quindi eccomi là, a 15 anni, un po’ impaurito, fermo appena fuori dalla porta spalancata dell’aula magna. Simone non è ancora arrivato. Ho un lungo attimo di esitazione. Poi dal capannello di ragazzi che parlano dentro, Carlo (che non sapevo ancora si chiamasse Carlo), un ragazzo di quinta che oggi fa il medico, mi vede lì impalato. Mi sorride e mi fa un cenno con la mano, chiarissimo: “vieni, vieni!”

Così è cominciata la via. Con il laboratorio teatrale del Severi-Correnti. La conduttrice, che negli anni seguenti sarebbe divenuta una specie di seconda mamma, era Lucrezia Maniscotti: forse in virtù della sua formazione con i guru delle forme classiche di teatrodanza dell’India non mi diceva mai: “Sei stato bravo”. Quando parlavamo dopo una prova o una replica, preferiva complimentarmi dicendo: “Oggi ti sei proprio impegnato!”. Da lei ho imparato che il talento, che è evidente a tutti dall’esterno, conta molto meno della generosità che viene dal cuore. La via del teatro ha influito sulla mia intelligenza emotiva, relazionale... Ultimo ma non ultimo, sulla mia intelligenza motoria: in prima rimediavo con fatica un 6 politico in educazione fisica, alla maturità arrivai con un 10 pieno.


Adesso, a 29 anni da poco compiuti, alla fine di un percorso formativo che mi ha portato anche all’Accademia d’arte drammatica di Dublino, la Gaiety School of Acting, non so bene cosa o dove sarei senza teatro. Forse avrei un lavoro un po’ più stabile. Facendo l’attore e formatore teatrale non sto certo diventando ricco. Eppure ho delle ricchezze che nessuna ricchezza può ripagare. I miei maestri e i miei allievi, i colleghi con cui ogni giorno provo a costruire bellezza. E quest’Arte che è un viaggio molto più lungo della vita del singolo “artista”, che mi ha mostrato e mi mostra tutt’ora la mia piccola via.


Alle ragazze e ai ragazzi che oggi abitano e vivono il Severi-Correnti, una decade dopo di me, non ho nulla da consigliare. Se non questo: piuttosto che una “carriera” (scolastica, accademica, lavorativa), cercate una via...


P.S. Il mio amico Simone invece non ha seguito la via del teatro. Eppure credo che quel laboratorio del venerdì pomeriggio abbia comunque avuto una qualche influenza su di lui. Adesso è un cantautore.

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