di Sofia Bello e Giorgia Verzeni - La Redazione
Il 3 novembre, abbiamo avuto il privilegio di incontrare il regista Rocco Ricciardulli, regista di L'ultimo Paradiso, un film molto acclamato dalla critica, prodotto da Netflix e doppiato in diverse lingue. La nostra conversazione con lui tuttavia non si è fermata al passato o al presente. Abbiamo voluto sapere, infatti, cosa pensa del futuro del cinema. Rocco ci ha parlato con intensità di come il cinema stia cambiando, di come la tecnologia e le nuove piattaforme stiano ridefinendo il nostro modo di fare e fruire le storie. Per lui, il cinema è molto più di un mestiere: è un linguaggio che parla direttamente all'anima, che può accendere speranze ed emozioni, ma che soprattutto fa sognare.
Cosa ti ha spinto a diventare regista e quali sono state le tue prime esperienze nel mondo del cinema? Sono nato in un paesino vicino Matera, dove tra l’altro nacque il nonno di Francis Coppola, (Il regista del Padrino), quindi questa cosa del cinema iniziava già a ballarmi per la testa.
Mio padre era muratore, quando tornava dal lavoro si metteva a guardare tantissimi film dato che c’era un balconcino sotto casa e sotto c’era un cinema all’aperto. C’erano film di tutti i tipi; quando capitava di vedere dei film insieme, appena i film finivano, mi alzavo e me ne andavo, ma mio padre mi teneva incollato alla sedia e mi diceva: “Guarda quanta gente ha lavorato dentro questo film!”.
Cresciuto, a 18 anni con solo 400 dollari partii per l’ America, convinto di poter incontrare Francis Coppola, che in realtà non incontrai mai, ma incontrai molte altre persone che mi hanno spiegato come entrare in questa macchina infernale ma fantastica che è il cinema. Ho incominciato facendo il cameriere, a frequentare i set lavorando nei livelli più umili, come lo stuntman. Ho incominciato a frequentare i set a bassissimo budget fino a film prodotti da Roger Corman. Ho iniziato a frequentare dei seminari riuscendo a capire come si muove davvero la macchina del cinema.
Perciò ciò che mi ha spinto a fare cinema, è stato tutto questo, da piccolino fu in fondo mio padre, una persona burbera e difficile, che aveva accarezzato come me il sogno di andare oltre oceano.”
Quindi c’è stato un Film o un regista che ti ha influenzato particolarmente? Il mio regista preferito è Frank Capra, La vita è meravigliosa è per me il film perfetto, dove c’è il sogno; secondo me se uno va al cinema ma non sogna, non vive davvero cosa davvero è il cinema.
Descrivi cos’è per te il cinema in una parola. Sogno. E perché? Se fai questa vita, passi anche dei periodi senza guadagnare un euro, quindi ciò che ti fa andare avanti è un sogno; senza sogni siamo niente, se non sogni che devi fare? Nella vita è importante mettersi in gioco: come diceva Seneca, la fortuna si crea quando il talento incontra l’opportunità. Sei tu stesso a plasmare la tua realtà, poiché sei tu inconsapevolmente a guidare gli eventi.
Il tuo ultimo film è stato “L’ultimo Paradiso”, qual è stata l’ispirazione principale per produrre questo film? La morte di mio padre. Non avevo un buon rapporto con papà, tuttavia se qualcuno mi avesse chiesto chi è il tuo attore preferito avrei risposto senz’altro mio padre, perché era bello come il sole, con due occhi che sembravano due diamanti, si vestiva bene nonostante non avesse una lira e gli piaceva prendere a morsi la vita. Nel film L’ultimo Paradiso, io racconto una storia dove alla fine il papà della protagonista si incazza con Riccardo Scamarcio, che faceva la parte di Ciccio, la parte di Bianca la faceva mia moglie Gaia Amaral e dice: “tu hai preso da tuo nonno, come lui hai messo il naso dove non lo dovevi mettere“ infatti in realtà anche il mio bisnonno se ne è dovuto scappare in America.
Il mio nuovo film “The broken family”, girato in inglese a Marrakesh racconta di un padre che è morto proprio come mio Papà la cui dipartita è avvenuta a 90anni. Scendo a Matera e trovo una bara in una casa abbastanza grande, senza fiori perché lui non li voleva, e ho pensato: “secondo me questo non c’è nella bara”. Lui per me era immortale. Da tempo non mantengo rapporti con quasi nessuno della mia famiglia. Per il film quindi ho immaginato una famiglia che prima era una fabbrica di cioccolato, poi diventata una broken family, i cui figli tornano, al funerale del padre, e si trovano davanti a una bara, in questa villa meravigliosa, e hanno tutti passato un percorso accidentato, come me. Infatti mia mamma era adorabile, ci dava tanto tanto amore e la vita era così bella che quando me ne sono andato ne è partita tutta un’altra; ho dovuto buttare via tutto e andare in contro alla vita. Non ho più visto nessuno per anni, sono sparito, e per questo con mio padre si sono create delle fratture.
Quindi lo sviluppo dei personaggi deriva da un’esperienza della vita che hai passato? Senz’altro. L’ultimo Paradiso è la storia di mio zio che venne ucciso, che fu evirato, gli furono messi gli attributi in bocca per arrivare poi nella piazza del paese su un mulo. Volevo dare dignità a una persona che non è mai stata un eroe ma che per me lo era. Il cinema è vita. Se uno non vive, non può fare cinema. Se non hai esperienze, non puoi raccontare un vissuto. Come fai a raccontare emozioni?
Come vedi l’evoluzione del cinema negli ultimi anni? Questa dell’intelligenza artificiale mi ha un po' destabilizzato, tuttavia sono uno che vuole vedere dentro le cose, ho provato a creare dei soggetti con l’ AI. Ho notato che arriva ad un certo punto ma dopo un po' si arena, per cui credo che il ruolo dello sceneggiatore sia il ruolo più importante e che l’AI non riuscirà mai a sostituire. Non suggerisce nulla di nuovo, aiuta solo ad essere più veloce, c’è sempre la componente irrazionale a cui non riesce ad arrivare.
Quindi come vedi il futuro del cinema? In futuro penso che verranno ulteriormente aperti canali in cui sarà tutto sdoganato, libero, dove ogniuno potrà avere tutti i film e in cui chiunque potrà avere una vetrina per il proprio progetto. Come Squid Game o la casa de Papel, che prima non voleva nessuno ma che Netflix ha preso e da là hanno fatto il botto.
l futuro del cinema lo vedo roseo, è vero che sarà sempre più alla portata di tutti, questo porterà a una inevitabile sempre maggiore competizione. Ma a me piacciono le sfide.
Per come descrivi te il cinema, è fruibile a tutti, però, se vai a veder alcuni attori, c’è nepotismo, quindi, è effettivamente fruibile? Quanto tu lo vuoi. Quanto tu vuoi arrivare dove vuoi arrivare, c’è dovunque nepotismo ma questo non dovrebbe demotivarti . Tu devi fare la tua strada, quella dove cadrai un sacco di volte e finché non decidi tu di mollare, dovari andare avanti. Che ci siano i privilegiati, i ricchi, i figli d’arte, non importa. Importa quanto tu sia determinato ad arrivare fino infondo. Tu te ne devi fottere di quello che sta intorno, tu guarda al tuo percorso, introno a te si muove un mondo. Annulla, diventa sordo.
Rocco, hai riposto a tutte le domande, gli diciamo scherzosamente, e lui allora aggiunge, sorridendo, con uno sguardo spento dall’età, ma che, forse grazie a tutti i suoi anni esperienza, si accende di una fiamma simile alla passione per la vita: A me una cosa che affascina è che ci si renda conto dell’unicità della vita, quindi io vi chiedo: tu, qual è il tuo sogno?