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Guerra e umanità

1All - Margot Meregaglia, Giulia Jarrin


TURNI


In questo racconto ho scelto di affrontare il tema della guerra e le sue conseguenze sull’umanità delle persone.



John si svegliò con un sussulto, i sudori freddi formavano goccioline di sudore che scorrevano lentamente tracciando i lineamenti del suo viso. Dopo un attimo di pausa, i suoni dei bombardamenti lo riportarono alla squallida trincea in cui viveva da ormai

mesi. Il soldato alzò lo sguardo e vide il soffitto tremare. Presto il sentimento di consapevolezza tornò portando con sé la sensazione dei suoi logori vestiti sporchi attaccati al corpo sudato. Dalla trincea provenne solo un lieve cigolio dato dallo spostamento del peso di John dalla brandina. Il soldato si diresse in pochi passi dall’unico mobilio presente in quella lurida buca. Come di consuetudine, John controllò l’orario dell’antico orologio, era al corrente del fatto che molto probabilmente l’unica forma di misurazione del tempo sarebbe stato uscire dal luogo, ma date le condizioni critiche e i suoni sentiti precedentemente, preferì non rischiare. Dando un’occhiata più attenta all’orologio, si rese conto che le lancette erano ferme e con un lamento si accasciò sul letto con le dita sulle tempie nel tentativo di riacquistare senno. La sua testa non finiva di tornare agli attimi di guerra vissuti poco tempo prima e singhiozzò al pensiero di doverli vivere nuovamente a distanza di poche ore. Mantenendo gli occhi chiusi, John portò la mano alla collana in argento della moglie Mary.

Quella era la sua unica distrazione nei momenti difficili, gli piaceva pensare che cosa stesse facendo la sua amata in quel momento in cui lui era fuori dalla sua patria a combattere per vivere un altro giorno. Riaprendo gli occhi, si rese conto che il prezioso oggetto era stato macchiato di sangue dall’incidente del giorno prima. La mente lo riportò subito a quella mattina presto, passata con il suo caro amico a ispezionare i dintorni in cerca di nemici. L’unico dettaglio piacevole della giornata era la bellezza del sole appena sorto, il campo paglioso conteso dai due fronti aveva preso i riflessi caramellati dell’alba. I due compagni si erano divisi dalla pattuglia per ispezionare l’area, come da ordine del generale. Stavano tornando al punto d’incontro prestabilito con il resto dell’esercito, quando, l’amico di John commise un passo falso calpestando la bomba. Buio. Un rumore assordante fu emesso dall’esplosione; John si svegliò con un fischio nelle orecchie. Rendendosi conto dell’accaduto, il soldato si precipitò in

soccorso dell’amico. Tentando di riaquistare forza, John si trascinò verso il corpo steso del compagno. Con un enorme sforzo si mise in ginocchio ed emise un urlo orrendo

alla visione del corpo presente solo per metà. Il terreno veniva sporcato dal sangue che fuoriusciva dai suoi resti. Il suo occhio era rimasto aperto e l’espressione facciale stupita veniva incorniciata dall’orbita dall’iride azzurra che sembrava poter penetrare lo sguardo. Nel campo nemico si trovava Rick, nella stessa situazione di John. “ Billy! Billy!” lui esclamava, mentre tentava di svegliare suo fratello fucilato poco prima. Anche per Rick la giornata era finita con un lutto e ogni giorno malediva la guerra e i soldati dell’altro fronte che lo avevano portato ad arruolarsi con suo fratello.

In quel momento si sarebbe potuto trovare nella fattoria di casa sua a cibare gli animali con la sua fidanzata Bianca; invece stava combattendo in degli ideali non suoi al fianco di soldatini di piombo. L a sua unica salvezza era suo fratello maggiore ; lui era la forza che gli permetteva di non impazzire in quel mondo di morte e dolore. Quel giorno, Billy e Rick stavano scappando dai nemici conquistatori della loro trincea. I due fratelli si erano nascosti in un cespuglio particolarmente verde e si sentirono al sicuro, fin quando Billy decise di alzarsi per controllare i dintorni e vanne colpito da un proiettile. Da quel momento comparvero altre armate di soldati che presero di mira il fratello maggiore, aprendo il fuoco. Rick fu costretto a sopportare e rimanere accovacciato pur sentendo i numerosi proiettili passare il corpo di Billy. Passarono alcuni minuti, si udirono i fuochi cessare. Appena poté il fratellino si precipitò verso Billy e la vista del compagno coperto di ferite gli fece rivoltare lo stomaco. Questi furono i ricordi di Rick riguardo l’accaduto; il resto la mente pareva non averlo registrato poiché ora si era svegliato in una trincea su un letto muffoso con uno straccio da coperta e una fotografia della sua famiglia, che Billy teneva sempre, nel taschino della sua uniforme. I suoi respiri irregolari ci misero diverso tempo a stabilizzarsi e il suo corpo non smise di tremare dal freddo, anche dopo essersi coperto con lo straccio. Nella sua mente la stanchezza combatteva con il cervello, intento a ricordare tutte le tragedie avvenute quel giorno. Il soldato ignorò la confusione in testa e si sdraiò stremato. Sia Rick che John si misero a riposare nuovamente, nel tentativo di recuperare l’innocenza dei sogni prima di dover lo stesso turno di pattuglia da capo, come gli altri giorni.



LA SCELTA GIUSTA


Ho scelto di parlare della tematica della guerra perché è un argomento che in questi ultimi anni abbiamo affrontato molto spesso, con la guerra in Ucraina e quella tra Palestina e Israele. Il principale aspetto che ho voluto affrontare quando avviene un conflitto è l’eliminazione del senso di fratellanza umana.


Il suo generale, Royce, era stato chiarissimo: Levy, un pilota esperto, doveva recarsi a supervisionare la città attaccata per controllare i movimenti dei cittadini. Con il suo generale non si poteva scherzare: era un uomo abbastanza fuori di testa e pretendeva che tutti eseguissero gli incarichi con precisione anche ne dava di assurdi. Ad esempio, una volta impose alla maggior parte dei soldati di ammazzare i loro compagni per vedere se effettivamente fossero capaci di centrare il bersaglio. Assurdo, vero? Ma il generale Royce non sapeva cosa gli sarebbe capitato quel giorno. Levy era sull’elicottero quando il generale attraverso un walkie-talkie gli comunicò:"Gettate una superbomba sul nemico!”. Levy, perplesso, rispose:” Generale non vedo nessun cavolo di nemico qui; forse sono cieco siete sicuro che c’è? Ci sono solo bambini e persone che stanno scappando”.

“Esatto, sono loro il nemico; gettate la superbomba ora!”.

“Ma generale, li ammazzerei!”

“Esatto, è proprio quello lo scopo, ammazzarli; come facciamo a non sapere se non stanno chiamando rinforzi? Su, non fare la testa vuota e lancia sta’ bomba”.

“Ma generale è una cosa assurda: loro hanno paura di noi. Li attacchiamo quasi ogni santo giorni, poveretti”.

Il generale Royce non sentì ragioni e disse a Levy che se non avesse lanciato la superbomba lo avrebbe fatto esplodere come le bollicine del pluriball. Come può un uomo arrivare a nutrire un tale odio verso un suo simile? Levy non voleva fare una brutta fine; stava per eseguire l’ordine, quando si soffermò a guardare i bambini e le loro mamme terrorizzati, e gli uomini ormai rassegnati alla morte. Così decise di farsi trasportare dal suo cuore; non uccise i suoi simili non era così crudele da arrivare a un gesto così disumano. Tornò indietro e gettò la superbomba sul generale Royce che morì all’istante. Levy lo fece non solo per salvare la vita a quelle persone innocenti ma così vendicò i suoi compagni morti a causa degli ordini di un idiota. Quando atterrò con l’elicottero i compagni erano fieri di lui e lui ne era felice. Si avvicinò al corpo del generale ormai ridotto in polvere dicendogli:”Mi dispiace tanto, generale Royce; mi sembra di vedere di non aver centrato il bersaglio. Ma d’altronde non fa nulla; una persona in più o in meno, cosa cambia”. I compagni di squadra di Levy scoppiarono a ridere, prendendosi gioco del generale che ormai non poteva più ordinare incarichi assurdi.

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