di Marley Gede - La Redazione
Mercoledì 27 Novembre si è tenuto in Aula Magna l'incontro dal titolo "Voci femminili contro la violenza" dedicato agli studenti e studentesse che ha riscosso grande interesse.
Al primo intervento ha preso parola Emanuela D'Alessandro, giornalista dell'agenzia AGI, che ha seguito da vicino il processo per la morte di Giulia Cecchettin, la giovane di Vigonovo ammazzata con settantacinque coltellate dall'ex fidanzato Filippo Turetta.
Un femminicidio, avvenuto lo scorso novembre 2023, che più di tanti altri ha colpito l’opinione pubblicca per merito del grande impegno e sensibilizzazione del tema da parte dei familiari della vittima nel rendere il caso di Giulia un "universale". Questo femminicidio inoltre tocca proprio i giovani come noi, per il fatto che i protagonisti siano due ragazzi, considerati “normali”, istruiti, di buona famiglia.
D'Alessandro ha seguito il processo e la richiesta dell'ergastolo di Turetta. Per l’accusa il ragazzo non aveva attenuanti, mentre la difesa ha giocato nell'arringa sul fattore della mancata predisposizione dell’imputato a una conclusione sentimentale della relazione, parlando di “immaturità affettiva”, oltre che di assenza di reato di stalking e di crudeltà.
La narrazione giornalistica, come ci racconta D'Alessandro, spesso tende a colpevolizzare la vittima, quando sui giornali si legge: “era troppo buona”, “era vestita in un certo modo”, “non ha denunciato” eccetera. Questo fenomeno prende il nome di vittimizzazione secondaria.
Il secondo intervento è stato a cura di Alessia Bongini, giovane psicanalista che lavora al carcere di Bollate, con i protetti, quei detenuti, (sex offender), macchiati di un reato che riguarda la violenza di genere.
La specialista ci ha illustrato diversi punti di vista sulle problematiche che riguardano le relazioni affettive. Nei protetti prevale un senso di colpa e di vergogna e sono soggetti ad una complicata relazione sociale iniziale.
In secondo luogo ha inquadrato la figura del narcisista: persona che in un primo momento appare come il miglior partner possibile, facendo sentire l'altro nella coppia, importante ed esclusivo, definendo questa attenzione premurosa come "love bombing".
Dopo una prima fase di innamoramento, il narcisista si annoia e subentra una fase di svalutazione drastica dell'altro, che si trasforma in vittima. Questo avviene perché il narcisista non si innamora dell’altro, ma della sensazione di importanza che la vittima innamorata gli conferisce. Quando la maschera crolla, la donna fragile che abusa di amore per non rimanere da sola, si rende conto che il rapporto non è più positivo, ma fatica a porre fine perché convinta di non contare più nulla senza l'amato. Nel chiudere la relazione - secondo la psicanalista - ciò implica uno sforzo affettivo enorme.
In chiusura Elisabetta Priano, di Global Thinking Foundation, ha presentato il problema della parità di genere dal punto di vista della retribuzione: la differenza salariale prende il nome di gender pay gap e in Italia si aggira intorno al 20% circa.
Questo fenomeno innesca particolari meccanismi di discriminazione della donna e pone alcuni interrogativi: se una donna in maniera sistematica guadagna di meno, qual è la possibilità in una relazione che l’altro ne riconosca l’uguaglianza? Se una donna vive una relazione domestica di violenza e soprusi e non è economicamente autonoma, come può sottrarsi dal suo carnefice? Il cuore della discriminazione salariale è il cosiddetto lavoro avido: viene pagato in maniera sproporzionata chi dedica ore extra del proprio tempo al lavoro. Quindi ricordiamo: per vivere una relazione sana bisogna essere liberi da una dipendenza economica!
E' stato un incontro per confrontarsi attraverso prospettive e voci diverse, quelle delle professioniste ospiti e degli studenti che hanno sporto domande, su un problema sociale, ideologico, economico e culturale che andrebbe maggiormente affrontato nelle scuole italiane.