Alcuni studenti 5B Odonto
Oggi, 27 gennaio 2023, quando i sopravvissuti alla Shoah si contano ormai sulla punta delle dita, sentiamo ancora più necessario fare memoria, raccontare cos’è stato l’uomo, perché un giorno possa esistere un mondo in cui le differenze etniche, religiose, politiche o di pensiero non siano più un movente per uccidere.
Nel 2023 il pensiero dei genocidi perpetrati nella storia ed in particolare della tragedia della Shoah è come se fosse velato da una fitta nebbia che si dirada improvvisamente quando, davanti a noi, abbiamo la viva testimonianza di persone che hanno vissuto quelle drammatiche esperienze sulla propria pelle e dentro la propria anima, o di persone capaci di raccontarci da dove veniamo.
A volte pensiamo che il progresso tecnologico, le scoperte scientifiche e più in generale l’evolversi dell’essere umano possano scongiurare tragedie simili, ma ecco che alla mente, quasi a dirci che la storia ripercorre in parte gli stessi sentieri, giungono le immagini della Siria, della Turchia, della Cina, della Ex Jugoslavia di qualche decennio fa o di altre parti del mondo dove si contano ancora i morti e ancora si muore quotidianamente.
Certo, non si tratta più di genocidi, di pulizia etnica, almeno così non sono raccontati. Gli Organi Internazionali sembrano essere lì per scongiurare il pericolo di una nuova tragedia che ricordi la Shoah, ma ancora molta gente muore a causa dell’odio razziale, dell’intolleranza religiosa, per questo o quel pezzo di terra da occupare. Ancora vediamo bambini strappati dalle braccia dei loro genitori, persone costrette a subire torture, uomini e donne uccisi anche solo per la manifestazione del loro pensiero.
E allora, forse, hanno ragione di esistere in noi quei sentimenti contrastanti tra lo sdegno per le atrocità della storia, la gioia di scoprire che il bene esiste anche nella tragedia e le domande, sempre più pressanti: Perché? Quando l’uomo smetterà di anteporre i propri interessi al bene comune?
Oggi, 27 gennaio 2023, vogliamo ricordare quello che la società post-moderna tende a dimenticare: si muore ancora. Si muore per egoismo, narcisismo, individualismo, sete di potere, intolleranza e soprattutto si muore per indifferenza, l’indifferenza di chi sente troppo lontani i morti e stenta a guardare negli occhi chi gli cammina accanto.