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Fleabag: il coraggio di essere sè stessi


Filippo Saurgnani - La Redazione


Quasi 9 anni fa, il 21 luglio 2016, Fleabag esordiva su BBC Three.

Creata, scritta e interpretata da Phoebe Waller-Bridge, la serie ha conquistato il piccolo schermo con la sua protagonista complessa, ribelle e straordinariamente umana. Un dramedy che ha saputo catturare l'attenzione del pubblico e della critica, facendo di Waller-Bridge una delle voci più rilevanti di Hollywood.


La serie ha un carattere formativo e vede l'evoluzione di un donna problematica che impara a convivere con se stessa, ad accettare i suoi lati peggiori, e la confusione della vita.

Fleabag, ha conquistato un pubblico mondiale grazie al crudo realismo e un'ironia pungente.

Ciò che ci fa amare questo sceneggiato è proprio la sua protagonista irriverente e unica sullo schermo, la sua capacità di andare oltre i ritratti idealizzati e spesso superficiali delle giovani donne.

 Mentre altre produzioni raccontano il femminismo attraverso personaggi egocentrici, idealizzati, Fleabag presenta una protagonista autentica, che non cerca di sembrare perfetta o impeccabile, ma la sua umanità risplende attraverso la sua imperfezione, un aspetto che la rende tanto più reale e vicina al pubblico.

Non è una donna da emulare, ma un'antieroina che abbraccia il caos della sua esistenza: sessualmente promiscua, bugiarda, ladra e in preda a un' autodistruttività senza freni.

La protagonista è il ritratto di una donna in crisi, che non si preoccupa di essere un modello positivo. La serie fa emergere temi scottanti e si fa portavoce di un sarcasmo tagliente, smascherando l'ipocrisia della società in cui viviamo. Le sue storie metropolitane sono permeate da un politicamente scorretto che critica apertamente la sacralità della famiglia tradizionale, la visione idealizzata del matrimonio e la pressione sociale sulle donne affinché incarnino l'immagine della compostezza.

Phoebe Waller-Bridge sfida i tabù con una facilità disarmante. La serie esplora senza vergogna argomenti ritenuti scabrosi, come il sesso anale, l’amore con un prete, e la solitudine esistenziale. Il primo ciclo di episodi di Fleabag dipinge il ritratto di una donna spezzata dal dolore e dal lutto, ma riesce a farlo con un umorismo nero che non ne edulcora mai la drammaticità, infatti la protagonista appare raramente fragile ai nostri occhi.

Nel secondo ciclo, Phoebe ritrova se stessa, mentre la famiglia e i personaggi che la circondano si sgretolano, svelando le crepe di una realtà fittizia. In questo contesto, Fleabag si trasforma da emblema della disperazione in un modello di forza e resistenza.

  A tutti noi capita di perderci in questo mondo che a volte sembra enorme e altre minuscolo, in giorni che passano in secondi e minuti che passano in anni, ma Phoebe ci insegna a mettere le cose in ordine prima dentro di noi, una per una, perché "sempre si cade nella vita, bisogna solo assicurarsi di aver un appiglio solido a cui aggrapparsi, la risalita verrà da sé".


Valutazione: 9+

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