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Fare o procrastinare? Studiare o socializzare?

Aggiornamento: 5 dic 2023

Walter Burkhardt 5E LS




“Il liceo è l’unico momento in cui una persona ha una conoscenza generale di ogni materia e, dunque, ha una prospettiva sul mondo da tante angolazioni. Utilizzate questa occasione per definirvi e per definire il vostro scopo”.

La frase di Giordano è la tipica frase che ci fa qualche parente o genitore a qualche cena di famiglia, o uno di quei reel “Intelligenti” che ci appare su Instagram.

Interessante, pensiamo spesso. Sappiamo da sempre che studiare serve, ma, dal punto di vista pratico, spesso ci chiediamo a cosa servono quelle conoscenze nozionistiche.

Cosa ci combino con Aristotele, le disuguaglianze fratte e Ariosto?

Niente di più utile di un voto, che aumenterà la nostra autostima e abbasserà le pressioni e preoccupazione dei nostri genitori.

Ecco come può essere sintetizzato il dovere e volere di noi adolescenziali. Far tenere buoni i nostri genitori, avere autostima e stima dai nostri amici, e successivamente finire i doveri per prenderci un drink la sera e divertirci.

Ma perché siamo sottomessi ai doveri e non potremmo vivere sempre nel divertimento?

La risposta facile è “Per il nostro futuro”; il problema è che non sappiamo cosa sia il futuro.

Questo è il dilemma fondamentale su cui noi adolescenti ci tormentiamo; non sappiamo perché facciamo quello che facciamo.

Siamo in uno stallo tra l’età in cui i genitori sono la nostra verità assoluta, quando da piccoli ci dicevano il giusto e sbagliato, e in una età in cui comprendiamo che siamo noi a decidere il nostro destino e che nessuno ci aiuterà a salvarci dal giudizio di noi stessi.

E siamo noi, e solo noi, che dobbiamo trovare la nostra strada. Siamo ad una uscita traumatica dalla culla calda e dolce in cui ci avevano abituati i nostri genitori, dobbiamo uscire al freddo, alla fatica, per trovarci.

Solo che è difficile.

E proprio perché è difficile spesso rinviamo il problema, o meglio, come scrive lo psicologo premio Nobel Kanheman, sostituiamo il problema con uno più facile.

Mi stupirei se non vi è mai capitato che, mentre pensavate a cosa scegliere tra medicina, giurisprudenza, economia e le altre facoltà, voi non abbiate preso il cellulare e aperto Instagram, o chiamato un amico, o acceso la Play o non vi siate presi uno snack.

In questo processo, avete sostituito il problema di ragionare sul vostro futuro con uno più facile, cioè “Ci penso un’altra volta”. Sostituire o procrastinare, in qualsiasi modo lo chiamate, il problema non è risolto.

Intanto le volte in cui i vostri parenti o amici hanno chiesto cosa volete fare nella vostra vita sono aumentate e la vostra ansia e preoccupazione aumenta.

Musica a palla, sonno e nuovo giorno per sostituire (o procrastinare) il problema.

I giorni passano, le risposte non arrivano e il problema tornerà.

E nessuno ci salverà dal fallimento della nostra vita.

C’è una strada allora per non vivere in questa inquietudine?

Forse ricercare con tutta la nostra potenza la nostra strada. Non procrastinare, ma affrontare. Sia i nostri problemi personali, che quelli su quello che vorremo essere.

Almeno non avremo il rimorso di non averci provato, con tutte le nostre forze, quando capimmo il problema.

Ma come?

Ricercando forse la nostra strada comprendendo come l’hanno trovata le autorevoli grandi menti del passato, tra i vari filosofi e letterati?

La vita umana, alla fine, non è sempre mortale e piena di difficoltà, oggi come allora, con le stesse fondamentali problematiche?

Se riuscissimo così a trovarla la strada come loro nel passato?

E perché non cercare di capire anche come funziona il mondo, con le sue leggi fisiche e matematiche, o come funziona la società, con la storia e la filosofia?

Così da non sentirci spaesati e soggetti a forze sconosciute, in questa società così complessa?

“Scientia potentia est”, sapere è potere, diceva Bacone.

E tutti noi abbiamo volontà di potenza sulle nostre incertezze e su quelle che appaiono dalla natura e dalla società.

Allora quella frase di Giordano non sembrerebbe più l’ennesimo delirio o sofisma dell’intellettuale.

Forse parla di vita, non di metafisica.


Spesso, però, non si ha la consapevolezza dell’utilità di questa ricerca.

E spesso si decide una strada di cui ci “Autoconvinciamo di essere convinti", che ci spianerà uno status sociale accettabile dai nostri genitori, dalla società e i nostri amici, con possibilità economiche decenti per continuare a vivere i nostri piaceri.

Solo che il problema persiste, perché lo abbiamo sostituito con uno accettabile in società, ma non in noi stessi; il problema ci tornerà e, come diceva Kant, “Imputabile a se stessa è questa minorità, se la causa di essa non dipende da difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto”.


Auguro a tutti di poter raggiungere la propria di strada, quella dove la vostra potenza su voi stessi e il mondo sarà espressa più vigorosamente.

Sapere Aude!

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