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Dieci sguardi per una recensione inclusiva

Aggiornamento: 9 dic 2023

Afify Aya, Atria Mario, Mouncif Aya, Nabil Vivian, Omar Omnia, Martinez Marghearita, Reyes Laysa, Soliman RawanTomarchio Matilde, Tortora Antonio della 5B OD.  


Il film «C’è ancora domani», visto il 22 novembre 2023, diretto e interpretato da Paola Cortellesi, è un film in bianco e nero.  Il film è ambientato nel 1946, l’anno in cui le donne, in Italia, hanno ricevuto il diritto di voto, sino ad allora, loro precluso.  

Il primo aspetto che ci ha toccato molto all’interno del film è rappresentato dalle violenze domestiche subite dalla protagonista, Delia, e dalle modalità comunicative e relazionali di suo marito, Ivano. Questi comanda senza concedere agli altri membri della famiglia il diritto di scegliere, picchia e maltratta la moglie per ogni piccolo sbaglio compiuto o piccola banale disattenzione, sempre ingigantiti di proposito, denigra la figlia maggiore Marcella e considera i due figli maschi minori superiori a quest’ultima. Ai figli maschi della coppia è inoltre permesso esprimersi attraverso un lessico volgare e inappropriato, lo stesso lessico del padre Ivano e del nonno paterno, che, a Marcella, la figlia maggiore, invece, è severamente proibito utilizzare. Allo stesso tempo, mentre i due ragazzini possono frequentare liberamente la scuola, a Marcella la continuazione degli studi, in famiglia, viene proibita senza discussioni. La madre Delia, poi, non viene trattata male solo in famiglia; la donna scopre che anche nel laboratorio artigianale dove lavora da tempo realizzando ombrelli, un apprendista uomo viene pagato giornalmente molto più di lei. Tale discriminazione, ai tempi estremamente diffusa e non riconosciuta come tale, ancora una volta, si fonda sulla differenza di genere. A tale proposito, una delle scene che ci hanno colpito di più è quella in cui il promesso sposo di Marcella inizia a comportarsi nello stesso modo «violento» in cui si comportano il padre ed il nonno con la madre della ragazza. È a questo punto che sia Delia sia noi spettatori ci rendiamo conto del fatto che la probabilità che anche Marcella possa rivivere il medesimo inferno riservato alla madre è molto alta ed è sempre a questo punto che Delia inizia a progettare un piano per “salvare” sua figlia, servendosi della collaborazione di un soldato americano a lei riconoscente. Continuando a riflettere sulle scene viste, ci ha molto stupito il fatto che la regista ha voluto rappresentare le ripetute scene di violenza tra Ivano e Delia, in modo «leggero», quasi «comico», avvalendosi della forma -balletto-. Nonostante la regista ci abbia poi comunicato i motivi dietro a tale scelta (trasmettere l’idea del rituale e non eccedere nella rappresentazione della violenza), continuiamo a pensare che la scelta compiuta sia una delle tante possibili. Il secondo aspetto del film che ci ha colpito maggiormente riguarda il finale: Delia lotta per vedere riconosciuto il suo diritto di voto.  Anche se è una signora «ignorante», è consapevole di non volere che i suoi figli, in particolare la figlia maggiore Marcella, abbiano il suo stesso destino ed è motivata a cambiare il mondo che la circonda.  

Nel 2023, fortunatamente, la situazione ci appare sensibilmente diversa: le donne hanno acquisito più diritti. Oggi possono votare, partecipare alla vita politica e denunciare gli atti di violenza perpetrata nei loro confronti. Allo stesso tempo, ci rendiamo conto del fatto che la strada da fare sia ancora tanta. La violazione dei diritti delle donne continua, purtroppo, anche ai nostri d’oggi e può assumere tante forme. Secondo noi, per le donne, ancora oggi non è facile liberarsi delle violenze subite: temono di perdere i loro figli o, in quanto mantenute dai loro mariti e compagni, non hanno un luogo alternativo in cui rifugiarsi, in molti casi, inoltre, non possono contare su amici o parenti disposti ad accoglierle. Molte donne, come Delia, si sentono costrette ad accettare le drammatiche condizioni in cui vivono ed anche in presenza di opportunità che consentirebbero loro di liberarsi dalla violenza, alcune non hanno il coraggio di lasciare i propri compagni, avendone paura. Ciò che fa Delia nel film, a nostro avviso, rappresenta un incoraggiamento per tutte le donne che, come lei, subiscono ancora oggi violenza, un invito a pensare, a riflettere sempre prima di accettare di continuare a vivere in certe condizioni. Secondo noi, un «grandissimo incoraggiamento» proviene dalla figlia di Delia, Marcella: con le sue parole “non vali nulla”, Marcella sprona davvero la madre all’azione. 

Il film C'è ancora domani ci trasmette molti spunti su cui riflettere: ancora oggi noi donne dobbiamo unirci, sforzarci di cambiare il mondo di oggi e di domani, lottare per la parità di genere. Tornando al film, siamo riusciti a provare empatia per la protagonista e ci è piaciuto, in particolare, il fatto che, alla fine, lei non sia fuggita per stare con un altro uomo, ma per affermare la sua indipendenza votando. Un film serio, travolgente. 


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