Giulia Bigatti e Alessia Marzi - La Redazione
INTERVISTA AD ANTONIA ARSLAN
Cos’è successo agli Armeni nel 1915? Cosa vuol dire essere un sopravvissuto al genocidio?
Antonia Arslan, autrice del best seller La masseria delle allodole ce lo racconta attraverso quest’intervista.
COME SPIEGHEREBBE AI SUOI NIPOTI COS’È LA MEMORIA?
Dentro di noi abbiamo un patrimonio, che è la nostra memoria, ed è diversa per ognuno di noi. È fondamentale perché è ciò che ci rende unici e ci distingue dagli animali.
Cicerone disse: “At memoria minuitor”, la memoria se non esercitata diminuisce. Sta a noi svilupparla ma se non lo facciamo perdiamo una delle migliori qualità che ci rendono umani.
DA BAMBINA LA SUA FAMIGLIA LE PARLAVA DEL GENOCIDIO DEL 1915?
Non tanto, solo mio nonno scelse di parlarmene quando avevo 9 anni.
Ricordo che ci trovavamo sotto una pergola di glicini, durante una vacanza in montagna, è uno dei ricordi migliori che ho della mia infanzia.
Inoltre, quando avevo 19 o 20 anni mio padre organizzò un viaggio per visitare i nostri parenti sopravvissuti e farmi conoscere la storia della nostra famiglia
COSA L’HA SPINTA A SCRIVERE QUESTO ROMANZO?
È come se avessi sempre avuto questo tesoro nel mio cuore. Io credo che in fondo al cuore è come se avessimo un lago, che non conosciamo del tutto ed è lì che si trovava la storia che mi raccontò mio nonno.
Ciò che mi fece ritrovare questa storia furono delle bellissime poesie armene che mi mossero qualcosa nel cuore. Mi sentivo parte della storia, così ho deciso di scrivere.
I PERSONAGGI DELLA STORIA SONO REALMENTE ESISTITI?
Nei romanzi ci sono sempre dei personaggi “inventati” perché servono a mettere insieme il racconto o a far appassionare il lettore.
Anzi non direi che sono inventati, i personaggi di “La masseria delle allodole” infatti sono persone reali e io ne ho semplicemente costruito il carattere in modo che fosse coerente con ciò che sapevo di loro. Ad esempio, di Sempad, fratello di mio nonno, sapevo solo che era un farmacista.
LE CAPITA DI ISPIRARSI A PERSONE CHE CONOSCE PER I PERSONAGGI DEI SUOI ROMANZI?
Si, mi capita spesso perché quando scriviamo un romanzo non costruiamo niente dal nulla, ma partiamo sempre dalle nostre esperienze.
Perfino chi scrive racconti di fantascienza parte dalle proprie esperienze, semplicemente le ambienta in un mondo inventato.
CI HANNO PARTICOLARMENTE COLPITO DUE PERSONAGGI: NAZIM E AZNIV, PUÒ DIRCI QUALCOSA IN PIÙ SU DI LORO?
Nazim è molto importante perché è l’esempio di ciò che può succedere ad ognuno di noi, ovvero tradire.
Può capitare a tutti di sbagliare, siamo esseri umani, ma, proprio come ci dimostra Nazim nella storia, dobbiamo essere capaci di capire i nostri errori, pentircene e maturare.
È successo anche a me di tradire qualcuno, quando avevo la vostra età, infatti, ho divulgato il segreto di una mia grande amica ma poi mi sono subito resa conto dell’errore commesso e me ne sono pentita.
Azniv, invece, è una tipica ragazza adolescente, molto fedele alla propria famiglia. Durante la storia ha la possibilità di scappare con il ragazzo che ama, ma compie un gesto d’amore verso la famiglia rinunciando a lui per non abbandonarla.
SOLITAMENTE DOVE TROVA L’ISPIRAZIONE PER I SUOI ROMANZI?
Come ho già detto, credo nell’esperienza, ognuno di noi è condizionato dal proprio passato, tutti ne abbiamo uno ed è diverso per ognuno di noi. Cerco sempre di scrivere di qualcosa che conosco, sia direttamente che indirettamente.
QUALI SONO I PASSAGGI CHE HA COMPIUTO SCRIVENDO IL ROMANZO?
Ho cominciato raccontando ciò che sapevo e quando avevo bisogno di capire meglio qualche passaggio o di approfondire un argomento cercavo sui libri o chiedevo ai miei parenti.
COME HA CAPITO DI VOLER DIVENTARE INSEGNANTE E SCRITTRICE?
L’ho capito sbagliando: per molto tempo ho creduto di voler diventare archeologa, mi sono laureata in archeologia all’università ma non appena mi hanno offerto una borsa di studio per Atene ho capito che non era quella la mia strada. Ho passato un periodo difficile, ma non mi sono mai arresa, ho chiesto al professore di lettere di potergli fare da assistente, ho partecipato e superato il concorso per diventare insegnante e nel frattempo ho anche iniziato a scrivere. So di aver commesso degli errori ma gli sforzi non sono stati vani, credo che l’importante sia sempre non abbandonarsi al pessimismo e andare avanti.
QUALE PENSA SIA LA PARTE MIGLIORE DEL SUO LAVORO DI INSEGNANTE?
Sicuramente guardare in faccia gli studenti, vedere la fiamma della vita nei loro occhi, parlare apertamente con loro e stimolarli. Purtroppo, quando serve, bisogna anche sgridarli perché è dagli errori che si impara maggiormente. Gli studenti sono persone sensibili, non rispettano chi non fa altrettanto con loro, per questo credo sia necessario rivolgersi a loro con gentilezza, da essere umano a essere umano.
COSA PENSA DEI GIOVANI DI OGGI?
Sono giovani, come lo ero io e come lo siamo stati tutti. Credo che al giorno d’oggi i genitori siano troppo protettivi, dovrebbero lasciare che i figli sbaglino affinché possano imparare e soprattutto dovrebbero sapersi imporre e dire la verità senza difendere i figli quando sono nel torto. I giovani hanno moltissime possibilità davanti sé ma rischiano anche di andare incontro a pericoli, per questo bisogna aiutarli.
Consigli di lettura:
Antonia Arslan ed Enzo Paci Rimozione di un genocidio: la memoria lunga del popolo armeno
2015, Edizioni EDB
Antonia Arslan Il Libro di Mush, 2012, Edizioni Skira
Un grande grazie ad Antonia Arslan, per la sua disponibilità e per i suoi racconti così interessanti e toccanti.