Gloria Zappalà 5A LL
Matteo Messina Denaro, ultimo superlatitante dell'organizzazione criminale mafiosa Cosa Nostra e ricercato da trent'anni anni esatti, è finalmente stato arrestato.
È stato trovato nel day hospital "La Maddalena" di Palermo, dove era in cura per un tumore al colon, sotto falso nome, quello di Andrea Bonafede, un geometra che pare si sia prestato a tal fine. Ha provato a scappare anche questa volta, ma i Carabinieri sono riusciti a fermarlo in tempo, all'interno di un bar nelle vicinanze.
"Era un uomo garbato, diceva di amare le cose belle" dichiara un sanitario della struttura. Un commento che desta sgomento ai conoscitori della sua figura. Conosciuto anche come "U siccu" ("il secco" in dialetto siciliano) o "Diabolik", Matteo Messina Denaro è capo indiscusso del mandamento di Castelvetrano e della mafia nel trapanese.
È stato condannato all'ergastolo e nei suoi confronti è stato emesso un mandato di cattura per associazione mafiosa, omicidio, strage, devastazione, detenzione e porto di materiale esplosivo, furto e altri reati minori.
Tra gli eventi più conosciuti:
LE STRAGI
Capaci: 23 maggio 1992, vi perse la vita il magistrato Giovanni Falcone.
Via d'Amelio: 19 luglio 1992, vi perse la vita il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta.
Strage dei Georgofili a Firenze: avvenuta nella notte tra il 26 e il 27 maggio del 1993 nei pressi della Galleria degli Uffizi. Cinque i morti in seguito all'esplosione di un'autobomba, oltre quaranta i feriti.
GLI ECCIDI
Via Palestro a Milano: 27 luglio del 1993, nei pressi della Galleria d'Arte Moderna. Cinque i morti e dodici i feriti anche in questo caso per l'esplosione di un'autobomba.
Attentato di via Fauro a Roma: 14 maggio del 1993, un'autobomba esplose vicino alla casa del giornalista Maurizio Costanzo, all'epoca molto impegnato nella lotta alla mafia. Provocò ventiquattro feriti.
È ritenuto inoltre colpevole anche di decine di omicidi, tra cui quello del piccolo Giuseppe Di Matteo nel 1996.
In breve. L'omicidio di Giuseppe Di Matteo avvenne l'11 gennaio 1996 a San Giuseppe Jato, nel palermitano. Alcuni esponenti mafiosi, tra cui lo stesso Messina Denaro, tentarono di impedire che il padre, Santino Di Matteo, collaboratore di giustizia ed ex-mafioso, collaborasse con gli investigatori. Il cadavere del ragazzino non fu mai ritrovato perché venne disciolto in un fusto di acido nitrico.
Ciò che rimane, un punto di domanda per tutti quanti, è l'arresto vero e proprio.
Molti si chiedono come mai il criminale sia stato catturato solo dopo così tanti anni, ma soprattutto, ritrovato a davvero pochi chilometri dalla sua città natale.
In ogni caso, la sua incarcerazione è stata accolta dalla città di Palermo con gli applausi dei cittadini e abbracci tra gli stessi membri delle forze dell'ordine, che hanno anche individuato i tre covi principali del mafioso.
L'avvenimento ha visibilmente commosso anche il giornalista Pino Maniaci, conduttore del programma televisivo Telajato e uomo attivo nella campagna contro Cosa Nostra. Aveva promesso ai suoi ascoltatori che si sarebbe rasato per la prima volta dopo cinquant'anni i suoi cari baffi al momento dell'arresto di Denaro, nel quale aveva sempre sperato, e così ha mantenuto ed eseguito la sua promessa.
Al momento, il mafioso è stato trasferito nel carcere di massima sicurezza de L'Aquila, dove sono reclusi anche altri mafiosi e membri delle Brigate rosse.
CURIOSITÀ
L'operazione che ha portato a termine la cattura di Matteo Messina Denaro è stata chiamata "Tramonto", come la poesia di Nadia Nencioni, una bimba di nove anni rimasta coinvolta nella strage dei Georgofili insieme a tutti i membri del suo nucleo familiare.
È stata scritta il giorno stesso dell'attentato e ritrovata tra le macerie dell'abitazione esplosa.
La poesia:
«Il pomeriggio
se ne va,
il tramonto si avvicina,
un momento stupendo,
il sole sta andando via (a letto).
È già sera tutto è finito.»
La poesia è inoltre stata presentata allo stesso mafioso una volta arrivato in caserma.
COLLEGAMENTI ESTERNI e TEORIE
In questi giorni si stanno succedendo avvenimenti che sembrano creati da un effetto domino.
La recente morte di papa Ratzinger ha portato, oltre che un grande lutto nel mondo, l'inaspettata riapertura del caso Orlandi da parte del Vaticano stesso e a gli occhi di molti non sembra un caso.
In breve. La sparizione di Emanuela Orlandi, cittadina vaticana di 15 anni, avvenne il 22 giugno 1983, mentre la ragazza rientrava a casa dopo le lezioni di musica. Il fatto divenne uno dei più celebri casi irrisolti della storia italiana e vaticana, con implicazioni e sospetti che coinvolsero e chiamarono in causa soprattutto lo stesso Stato del Vaticano, lo Stato Italiano, l'Istituto per le opere di religione, il Banco Ambrosiano, i servizi segreti di diversi Stati e varie organizzazioni mafiose.
Ricordiamo che nel caso Orlandi, il pm Toscaroli indagò anche sul coinvolgimento di associazioni terroristiche e mafiose come la Banda della Magliana e, udite udite, Cosa Nostra, che dà origine alla cosiddetta "pista finanziaria" del rapimento.
Che sia coinvolto anche Matteo Massimo Denaro?
In passato è stato considerato un suo coinvolgimento, ma al momento non ci sono prove certe. Chissà se scopriremo qualcosa in merito prossimamente.
Ora come ora sappiamo solo che con la ripresa del caso Orlandi, sono stati riaperti anche due altre inchieste, una molto vicino alla scomparsa di Emanuela, ovvero la sparizione di Mirella Gregori avvenuta il mese precedente (il 7 maggio 1983), la seconda è il caso del rapimento di Angela Celentano, avvenuto il 10 agosto 1996.