Giorgia Mancino, diplomata Liceo Linguistico a.s. 2021/2022
Alice Mancino, diplomata Liceo Linguistico a.s. 2021/2022
Giorgia
Parlare del Severi non è facile. Perché, si sa, per qualche strano meccanismo della nostra mente, più passa il tempo e più i brutti momenti (che per forza di cose ci sono stati) appaiono sbiaditi, il ricordo delle emozioni negative evapora e ciò che rimane è un concentrato di bei ricordi. Quindi è facile correre il rischio di idealizzare e romanticizzare. Nel mio caso poi, metto le mani avanti, questo rischio è incredibilmente alto, me ne rendo conto, anche perché io ho avuto l’enorme fortuna di vivere un’esperienza che per mille motivi diversi è stata molta buona.
Ma tornando a noi... credo che il Severi, un po’ come tutto ciò che fa parte della vita, lo si apprezzi a fondo solo quando non lo si ha più. Perché è vero, non è perfetto (come sicuramente non lo è nessun’altra scuola): quando ci sei immerso, questo appare forse evidente, tanto che passi cinque anni a lamentarti di tutto e di tutti e magari arrivi alla fine convinto che queste mura ti stiano ormai strette. Poi finalmente metti un punto e ti lasci alle spalle anche la tanto temuta maturità.
Però dopo ti capita di ripensare a tutto quello che hai vissuto, a tutti i ricordi accumulati negli anni e succede che non riesci a chiuderli in una piccola scatola, così da poterla lasciare a prendere la polvere in un angolo dimenticato del cervello. Succede che conosci nuove persone, la vita va inesorabilmente avanti (che tu lo voglia o meno), entri a contatto con realtà
tanto diverse da fare paura e ti rendi conto che basta una parola per riaprire quella scatola chiusa in modo così temporaneo ed ecco che immagini, conversazioni o perfino nozioni che credevi finite nel “dimenticatoio” tornano a invadere prepotentemente la tua mente.
E forse è bello così. È bello sapere che i cinque anni passati lì dentro continuano ad essere vivi. È bello sapere che, benché il capitolo sia giunto al termine e tu sia passato a quello successivo, nulla ti vieta di fare ogni tanto un salto indietro di qualche pagina, giusto per dare un’occhiata a quelle righe scritte con la speranza che l'ora finisse presto.
È bello rendersi conto che forse non esistono capitoli separati, non esistono punti, ma solo tante virgole all’interno di quella che prende pian piano forma come la nostra storia. Sì, forse è proprio così: non esistono punti e nulla di ciò che ci accade è mai del tutto slegato da quello che è successo prima o indipendente da quello che succederà dopo. Tutto ciò che ci capita contribuisce a renderci ciò che siamo e credo che questo sia ancora più vero se parliamo di cinque anni posizionati in un periodo della nostra vita in cui, più che in qualunque altro, si delineano i contorni della nostra identità. E, tutto sommato, credo di essere giunta alla conclusione, forse un po’ presuntuosa, che il lavoro di forgiatura che il Severi ha compiuto nei miei confronti non sia da ritenersi poi così malvagio.
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Alice
È proprio vero che gli anni passano, volano via senza che ce ne si accorga. Sono stati così gli anni del liceo. Faticosi, intensi, pieni di emozioni, ma soprattutto formanti, sia a livello scolastico, sia a livello personale. E credo che ad oggi, dopo tutto quello che abbiamo vissuto con la pandemia, ciò che ci si porta dietro siano proprio i valori personali. Devo dire che non è stato facile viversi il Covid, ma di certo quest’esperienza, sicuramente in parte traumatica, mi ha fatto crescere. E credo anche che la mia crescita personale sia stata alimentata dal rapporto con i miei compagni, che ad oggi posso chiamare amici, così come da quello con i professori.
Non è facile e per niente scontato trovare insegnanti che siano persone prima di essere lavoratori, non è facile che riescano a guardarti per quello che sei e non per la prestazione che porti. Certo, spesso nella vita abbiamo incontrato e incontreremo professori che daranno importanza ai voti che prenderemo o alla media che avremo, ma l’eccezione a volte c'è. E io quest’eccezione l’ho incontrata al Severi. Il merito che do a questa scuola è quello di avermi fatto capire l’importanza dei rapporti umani, l’importanza di essere se stessi sempre e comunque. Anche se le proprie idee e i propri pensieri si scontrano con quelli degli altri, non importa, non siamo noi sbagliati. È cosa buona e giusta essere se stessi sempre, accettarsi e continuare per la propria strada.
Un altro merito che do al Severi è quello di avermi fatto capire l’importanza di non arrendersi. Non importa quante volte una verifica andrà male, un'interrogazione ci abbatterà o non ci darà soddisfazione il voto conseguito, l’importante è non arrendersi. Provare e riprovare senza abbattersi. Alla fine il voto non fa la persona e, anche se a volte questo è quello che sembra, anche se a volte si privilegiano gli studenti che hanno una prestazione migliore, sta a noi capire e accettare che, anche se la mia media non è da lode, valgo tanto quanto chi invece la lode la merita.
E in questo, il Severi mi è sicuramente stato di grande aiuto.